Riccardo Calia, incredibile ballerino ed aerial performer, si racconta per il suo pubblico. Scoprite di più su questo acrobatico artista!

Chi sei e cosa fai? “Sono Riccardo Calia e sono un acrobata. Vivo a Milano e ho 33 anni”.

Esattamente un artista come te cosa fa? “Io tendo ad essere un artista abbastanza eclettico; di conseguenza sul palco da un paio d’anni a questa parte mi sono dedicato di più all’acrobatica aerea”.

Molto particolare. Uomini nell’acrobatica aerea non ne ho visti così tanti.  “No, effettivamente non ce ne sono molti, però devo dire che ho trovato un certo appagamento nel fare questo tipo di attività; però io in realtà nasco come ballerino: ho fatto un’accademia di danza che è durata tre anni, un’espiazione sotto ogni punto di vista; e poi da lì ognuno deve cercare la propria strada, il proprio appagamento nel percorso di studi che fa e nelle cose che si trova ad affrontare nella vita. Quindi io ho iniziato facendo il ballerino, ma mi è sempre piaciuto fare cose acrobatiche, questa cosa ha sempre fatto parte di me; e piano piano ho trovato piccole strade che mi appagano, non per forza da ballerino puro, anche se a me ballare piace sempre lo stesso.

E quindi è qualcosa che riesci ad includere nei tuoi spettacoli, anche se ultimamente la maggior parte  sono aerial. “Si, chiaro. Ma anche perché in fin dei conti è una di quelle cose che fa un po’ più colpo di scena; il ballerino può fare delle cose bellissime, però da solisti o sei veramente un’étoile e fai delle cose eccezionali, oppure puoi trovare la soluzione nel fare cose pazzesche ed eccezionali non per forza da ballerino, ma dipende dal proprio animo, da come uno si sente appagato”.

Quali sono i generi di danza che hai affrontato? “Diciamo qualunque: facendo un’accademia di danza ho affrontato ogni tipo di danza. Con un’impostazione di danza classica, che andavo a fare anche più volte al giorno, ho fatto danza moderna, contemporanea, hip hop, acrobatica, tip tap, flamenco, recitazione, canto…alla fine la formazione di un ballerino è capire come si muove il corpo, e quindi si studiano tante cose”.

Tornando invece all’aerial, di cosa si tratta? “Si tratta di avere un appendimento che può essere un cerchio (una specie di hula hoop di metallo) a cui io affido la mia vita in quei tre-quattro minuti in cui io sono appeso e faccio delle evoluzioni da ginnastica artistica, quindi di forza, con dei passaggi un po’ più soft, dove ciò che prevale sono linee e posizioni forti per gli uomini in particolare. E questo è un appendimento, ma poi ce ne sono vari: i tessuti, gli straps ed il trapezio, quello del circo che si vede oscillare, che però c’è anche statico, per cui si possono fare delle cose del genere sul quel tipo di attrezzo”.

Come è stato il passaggio dalla danza all’acrobatica? Hai dovuto studiare altro o hai fatto un pò di autodidatta? “Ho dovuto studiare altro, perché quando si parla di cosa deve essere capace di fare un corpo umano ci vuole studio e tanta pratica. Però uscito dall’accademia ho seguito questa mia attitudine andando a cercare lavoro in delle compagnie che si occupavano proprio di questo, infatti la prima compagnia con cui ho lavorato è stata i Kataklò, che sono una compagnia famosa; adesso lavoro con i Liberi Di, che sono tutti ex Kataklò. E grazie a questo mondo ho imparato un sacco di cose”.

Quindi vi esibite anche tutti insieme? “Certo, abbiamo fatto spettacoli in giro. In realtà io sono una new entry per questa compagnia, quindi non si è sempre lo stesso gruppo a lavorare, perché ognuno ha anche le proprie abilità, quindi dipende dal lavoro se vieni chiamato”.

E tu lavori anche con Cherry Noir. “Si, siamo compagni nella vita ed in scena. Meno in scena, essendo che facciamo spesso cose da solisti; capita di lavorare insieme, facendo dei passi a due, che sia a terra o sul cerchio, ma siamo sicuramente più compagni che collaboratori lavorativi”.

Com’è lavorare con la propria compagna? “È bellissimo, anche se è più difficile, perché quando si ha a che fare con una persona solo dal punto di vista lavorativo, ci sono cose che ti preoccupi meno di dire. Dispiace invece un po’ con la mia ragazza, e bisogna ogni tanto trovare delle parole più soft. C’è un limite di rispetto che non va superato nei confronti dell’altra persona, e se si rompe quel limite allora puoi permettere di parlarle in tutti i modi che vuoi.”

Quali fonti di ispirazione hai? “La mia prima fonte di ispirazione è cercare di fare sempre meglio delle mie possibilità. Io ho iniziato molto tardi con questo tipo di vita: la prima volta che sono andato a fare una lezione di danza avevo vent’anni. Uno pensa che chi deve fare il ballerino o l’acrobata debba per forza iniziare da piccolino; chiaro, ti dà una formazione fisica molto più facilmente che a vent’anni. Però io ho iniziato così perché la mia ex ragazza mi disse di fare una lezione di prova, allora io mi sono infiammato per questa fantastica cosa del movimento; curiosità, voglia di mettersi alla prova: è nato tutto così, poi la propensione per quelle che sono le cose un po’ più ginniche e voler superare sé stessi è una cosa che penso ognuno abbia. Io ce l’ho, fa parte di me; nel momento in cui entro in una sala prove per allenarmi ho sempre un obbiettivo nuovo da pormi, ma non mi accontento mai; finché ho la possibilità di crescere, cresco.”

Per quanto riguarda l’attrezzatura, te ne occupi tu? “Si, me ne occupo io. In realtà la questione dell’appendimento in sé vuole una figura tecnica che si chiama rigger, ma dove lavoro ci sono ganci preimpostati, di conseguenza non ci vuole questa figura tecnica. Poi per quanto riguarda materiali come  hula hoop o fascette per potersi appendere, sono cose che ci si procura”.

Per quanto riguarda invece i costumi hai qualcosa di particolare o sono cose semplici? “In generale sono abbastanza semplici, perché nel momento in cui devo appendermi non devono essere ingombranti o incastrarsi in alcun modo; anche se Cherry Noir, per cui i costumi sono molto importanti, mi sta insegnando un po’ di cose. La questione da capire è come debba io ora fare per cercare di integrare un costume nel mio spettacolo”.

Quale è stata la tua esibizione peggiore? “C’è stat un’occasione in particolare, in cui eravamo a Gardone Riviera con i Kataklò, dove abbiamo dovuto fermare lo spettacolo perché è venuto giù un diluvio universale; il palco era protetto solo fino al limite e ci cambiavamo sotto la peggiore delle furie della natura. Era impossibile continuare ed è stata l’unica volta nella vita che abbiamo dovuto interrompere lo spettacolo. […] Durante la festa delle donne, invece, dovevo fare due esibizioni sul cerchio, e c’era una passerella in una specie di plexiglass, comunque trasparente. Al secondo pezzo faccio un’entrata maestosa con due flick, mosse in cui ti butti indietro sulle mani e riatterri. Appena atterrato ho sentito come se questi vetri si crepassero sotto le mie mani, e nel riatterrare mi è uscito un dito, ed io mi dovevo appendere. Il dito è rimasto insensibile per tutta la performance”.

Questo è un estratto dalla puntata di Radio Variété dedicata a quest’artista. Ascolta l’intervista completa:

Radio Variété è il programma radiofonico di Attilio Reinhardt e Sara Cassinotti con i protagonisti del nuovo varietà italiano.

Tutte le puntate sono disponibili in podcast su www.radiovariete.it